Anello isola Palmaria (Portovenere)
Difficoltà: Quasi tutto E, solo per alcuni tratti EE scendendo dal sentiero indicato "difficile" che parte dal centro di educazione ambientale, qui il sentiero è molto ripido ed esposto a picco sul mare in alcuni tratti (ci sono sentieri alternativi).
Segnavia: Due strisce rosse con una bianca al centro. Sempre molto ben indicato
Dislivello: 365 metri
Tempo (senza soste) : 2,40 ore (percorso ad anello)
Lunghezza: circa 7 Km
Voto:
Zaino da trekking
Scarpe o scarponcini da trekking
Giacca a vento tecnica o anche un semplice K-way (non in estate)
Borraccia d’acqua (almeno 1 litro)
Cappello da sole anti UV (solo in estate)
Occhiali da sole (meglio se specifici da trekking con protezione UV 2/3)
Noi abbiamo scelto di arrivare senza auto (Portovenere è meta di molti turisti e si rischia sempre di non trovare posteggio). Abbiamo preso il treno fino a La Spezia, poi il comodo bus P che porta a Portovenere e il battello che ogni 15 min. circa porta all’isola.
Il trekking inizia dalla località dell’isola chiamata Terrizzo, con spalle al mare abbiamo imboccato il sentiero sulla sinistra.
L'isola Palmaria, insieme alle altre isole Tino e del Tinetto, Porto Venere e le Cinque Terre è inserita tra i Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
In effetti dopo essersi addentrati nel percorso che conduce ad effettuare l’intero giro dell’isola, ci si accorge del forte impatto paesaggistico.
La vegetazione, tipicamente mediterranea in questa prima parte del percorso, degrada verso il mare regalando scorci che mostrano le altre isole Tino e Tinetto, da lasciare senza fiato.
Pur avendo effettuato l’escursione nella prima decade di ottobre si sarebbe potuto fare il bagno.
Una volta scesi, piuttosto bruscamente verso la baia del Pozzale, dove c’è la spiaggia, si può prendere un po' di sole e osservare l’infrastruttura di alcuni alloggi e impianti che erano in uso all’Aeronautica Militare.
Procedendo verso Sinistra (spalle al mare) ci si imbatte nella ex cava di marmo, il portoro, che oramai in disuso ci permette di osservare i vecchi impianti di lavorazione e le case dei minatori oramai abbandonate.
Da qui si risale verso il punto più alto dell’isola, si incontrano lungo il cammino diversi esemplari di capre che oramai si sono ambientate a vivere sull’isola una volta introdotte dall’uomo negli anni scorsi.
Una volta in vetta si procede, passando a fianco al Centro di Educazione Ambientale, verso un sentiero che è giustamente segnalato come difficile (ci sono sentieri alternativi), proprio per l’elevato grado di pendenza che presenta in discesa o in salita se si intraprende il sentiero in senso opposto partendo dalla spiaggia dove si sbarca.
Da qui la parte di falesie che si possono osservare è veramente notevole, gli strapiombi mostrano una vegetazione adattata a vivere in condizioni esasperate e uniche.
Verso la fine del percorso il sentiero si apre a mostrare bellissimi scorci sulla chiesa di San Pietro di Portovenere, si prosegue poi fino al punto di partenza dove ci aspetta il battello per il rientro.
Dal punto naturalistico ci si può aspettare una varietà di ambienti che dal punto di vista botanico vedono la dominanza della macchia mediterranea in tutti i suoi aspetti, gariga, la lecceta e pinete con pino d’Aleppo e marittimo.
Sull’ isola si trova anche il papavero perenne Glaucium flavum, qualche specie di orchidea e altri endemismi come il Fiordaliso di Portovenere.