Le zone umide del Parco dell'Aveto
Molto si è scritto e molto abbiamo letto su questa parte della valle dell’Aveto, ma vederla è stato molto affascinante.
Quando il nostro amico e compagno di uscite fotografiche Claudio (Cloude il nick nei vari forum) ci ha inoltrato la mail con la quale ci invitava ad un’uscita organizzata da lui in questa zona del parco dell’aveto non abbiamo potuto dire di no. Prima di partire abbiamo deciso di documentarci il più possibile con libri e opuscoli della zona per meglio cogliere gli aspetti particolari e pregiati della flora e della fauna.
Il paesaggio della vallata è dominato dalle più alte cime della Liguria, ricche di vegetazione e minerali nel sottosuolo (si parte dai 360 m. di quota del comune di Borzonasca per arivare al monte Maggiorasca 1799 mslm).
Abbiamo organizzato un "full immersion" della durata di circa 10 ore, la partenza è avvenuta quindi molto presto. Ci siamo ritrovati a Carasco alle 07.00 e da qui siamo partiti per la valle muniti di libri documentativi e cartina della zona (i professionisti con una versione plastificata), attrezzatura fotografica ridotta al minimo per far posto ai viveri e soprattutto alle scorte d’acqua e giacche a vento.
L’attrezzatura fotografica da noi selezionata: canon 40D - canon 350D -Nikon 4500E (una compatta è indispensabile) - treppiede - Flash - pannello riflettente - Canon macro 100 f2,8 - Tamron 18-200.
Grazie al fuoristrada di Claudio (mitico Toy) abbiamo iniziato il percorso in sterrato verso la meta. Il panorama era stupendo e il tempo prometteva bene.
Parcheggiato il fuoristrada abbiamo iniziato il percorso a piedi tra faggi e prati ricchi di orchidee e fiori. Incontriamo aquilegie, poligala falso-bosso, geum rivale, sedum album (pianta ospite del bellissimo Parnassius apollo) antennaria sp., e numerose viole. L’abbondanza di acqua e la particolare permeabilità del suolo favoriscono la presenza di zone umide regno incontrastato di vari insetti, anfibi e piante carnivore (drosera rotundifolia e pinguicola).
La nostra gita prevedeva la visita al Lagastro o Moggetto, lago Code d’Asino, lago Scuro, lago di Asperelle, pozza della Polenta e per ultimo la pozza dell’ Ortigaro.
Il Lagastro o Moggetto (così chiamato per la consistenza del terreno, molle perché inondato) è un piccolo lago di origine glaciale attualmente visitabile solo esternamente in quanto recintato e protetto perchè all’interno della Riserva Orientata delle Agoraie( e visitabile quindi solo previa prenotazione tramite i funzionari della forestale che concede poche visite ogni anno).
In inverno è ghiacciato, ma d’estate si circonda di nardo e calta palustris con i suoi splendidi fiori gialli. Lo raggiungiamo intorno alle 09.40.
Il lago Code d’Asino o dei Fracci è un lago visibile solo in primavera in quanto d’estate, quando l’immissario si esaurisce, lentamente l’acqua evapora lasciando all’escursionista di passaggio la vista di un prato ricoperto di una vegetazione molto particolare in quanto differente dalle piante che lo circondano.
Tale pianta è l’Equisetum palustre comunemente chiamato coda di cavallo o coda d’asino, di qui il nome del lago.
Il terreno circostante ci colpisce per la presenza di numerosi ragni che corrono agevolmente anche sull’acqua (Lycosidae). Oltre una notevole e fastidiosa quantità di zanzare (che ci accompagna nei pressi di ogni singolo lago o pozza) intravediamo il primo anfibio: una rana non meglio identificata.
Questi laghi o pozze sono privi di pesci in quanto in estate la presenza di acqua non è sempre assicurata.
Proseguiamo e arriviamo nei pressi del suggestivo lago Scuro, dove alcuni tronchi di abete bianco spiccano sul fondale fangoso. L’acqua cristallina è di un colore meraviglioso e le numerose felci e la calta palustris bordano armonicamente questo specchio d’acqua.
In esso non rinveniamo alcuna presenza di anfibi.
Qui inizia la prima sosta per alcuni di noi (Davide) che mette mano alle provviste.
La tappa successiva è al lago di Asperelle dove arriviamo intorno alle 12.30 e ci organizziamo per una sosta un po’ più lunga con pranzo. Questo lago è il più ricco di vita: rana rossa, tritoni, e insetti vari.
Questo piccolo lago si è originato grazie ad un piccolo ghiacciaio circa 20 000 anni fa dal sovrastante Monte delle Lame. Il lago delle Asperelle non è alimentato da alcun corso d'acqua, ma semplicemente da alcune sorgenti che sgorgano sul fondo, e sono a carattere temporaneo. Infatti nelle estati più secche viene a mancare l'apporto d'acqua e il laghetto si prosciuga.
Dopo vari scatti e interessanti osservazioni su questo genere di animali facciamo una pausa per il pranzo a base di panini e cioccolata.
Proseguiamo verso la pozza della Polenta così chiamata perchè quando la Caltha Palustris (erba perenne tipica di acquitrini e corsi d’acqua) è inpiena fioritura il suo giallo sgargiante ne ricopre l’intera superficie dandole l’aspetto di un piatto di polenta.
La Caltha Palustris è un relitto glaciale, la sua presenza fino al 72° di latitudine nord ci dà l’idea di come prediliga ambienti freddi e umidi. Poco distante vive il magnifico “re della foresta” un faggio di oltre 500 anni che è il più vecchio esemplare della val d’Aveto.
La stanchezza comincia a farsi sentire, sono quasi le 16.15 e ci incamminiamo verso la pozza dell’Ortigaro o lago del Corvo anch’esso di origine glaciale e completamente circondato da faggi e conifere e al momento del nostro arrivo dalla Caltha Palustris in fiore.
Al nostro arrivo il rumore secco di un ramo spezzato sotto i nostri piedi fa scappare un leprotto a tutta velocità.
Il lago è abitato dalle rane temporaria ed una di queste si presta amichevolmente (… quasi) a qualche scatto prima di tornare in acqua.
Il nostro giro è concluso, ci rimane ancora un’ora a piedi per tornare alla jeep. Ci incamminiamo facendo alcune considerazioni su quanto abbiamo osservato e dando un voto molto alto al percorso, ottimamente segnalato (P.N.O.). Raggiungiamo la jeep intorno alle 17.30.
In conclusione possiamo suggerire a chi volesse visitare la zona di prestare attenzione a tutto ciò che si incontra. Non limitatevi ad ammirare solamente le altissime conifere o le colorate orchidee, ma prestate attenzione anche ai minuscoli insetti del sottobosco e alle apparentemente insignificanti saxifraghe o felci che lottano per la vita attaccate alle rocce.
Questo parco è ricco di piccole cose che meritano molto di più di uno sguardo sfuggente durante una passeggiata domenicale.
Ultimo aggiornamento: 12-Giu-2017